congresso d'autunno Lions Ancona

Si è concluso da pochissimi giorni il Congresso distrettuale Straordinario d’Autunno e si sente nell’aria la rinnovata voglia di mettersi in gioco e di crescere.
Dalle riflessioni sul lionismo contemporaneo, che hanno inglobato temi come la scuola, i valori, la famiglia, il lavoro, il volontariato e la formazione, alla cosiddetta “Missione 1.5”, obiettivo del Lions International di riunire sotto l’egida dei due leoni 1.500.000 soci in tutto il mondo.
Più che un convegno un’occasione di confronto e dibattito, a tratti acceso e partecipato, che ha messo in luce le differenze tra il tradizionale modo di concepire il lionismo (forse un po’ agè, ndr) e le nuove frontiere del lionismo inteso come volontariato attivo, segnale dell’essenza profondamente resiliente dell’Associazione.
I lavori congressuali sono iniziati con puntualità ed il ritmo del pomeriggio convegnistico è stato magistralmente diretto dal DG Marco Candela

Riflessioni sul merito: uscire dalla mentalità conflittuale per entrare in una logica cooperativa: Non c’è spazio per il protagonismo.

Primo relatore il Prof. Sergio Belardinelli del Lions Club Pergola Val Cesano, Professore Ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna – Alma Mater Studiorum.
Il tema di riflessione: Giovani. Educazione e Lavoro, il ruolo che le giovani generazioni possono avere nella società (e in una istituzione come il lionismo, ndr) e l’influenza della scuola, della famiglia e delle prospettive di vita e lavoro in Italia.
La scuola, luogo che dovrebbe alimentare l’ideale di libertà del singolo, in Italia lo propone solo come effetto collaterale. Per evitare che, nonostante l’ottimo livello della scuola italiana, i più meritevoli scelgano di recarsi all’estero a causa del maggior numero di prospettive di successo, c’è necessità che in Italia si rivedano le leggi relative al diritto del lavoro. Viviamo in uno dei Paesi con il più alto costo del lavoro e gli imprenditori spesso non riescono a riconoscere ai dipendenti meritevoli la giusta retribuzione. Uno dei Paesi con il più alto costo del lavoro e, purtroppo, uno dei Paesi con il più alto tasso di abbandono scolastico.
Tanti gli interventi da parte dei soci presenti, soprattutto in tema di lavoro in Italia, dal precariato agli incidenti, considerati da Belardinelli una vergogna per il nostro Paese.
Il nodo cruciale resta quello dell’educazione in famiglia, luogo di socializzazione primaria, che dovrebbe essere di sostegno alla scuola e non oppositiva come avviene, purtroppo, negli ultimi anni.
L’aspirazione sarebbe quella di uscire dall’ottica individualista e personalistica per entrare in un’ottica di cooperazione, libertà e meritocrazia, applicabile a tutti i livelli della società e della socialità, dalla contesto scolastico a quello educativo, da quello lavorativo a quello associativo.

Rendiamo tutto più semplice. Il lionismo come volontariato attivo

E’ stato quindi il turno del PID Elena Appiani dell’ Lions Club Vicenza Palladio con un’intensa considerazione sull’essere socio lions oggi, intervistata dal DG Candela sul tema Noi viviamo e cresciamo per servire.
Dal giorno in cui Melvin Jones disse:”Cosa accadrebbe se gli uomini che hanno ottenuto il successo utilizzassero le loro capacità per aiutare gli altri?”, cosa è cambiato? Com’è cambiato il lionismo?
Per Appiani oggi il lionismo può essere considerato volontariato attivo e Melvin Jones sarebbe molto orgoglioso di questa nuova declinazione dell’Associazione, perché rappresenta un importante segnale di resilienza da parte dei suoi soci in tutto il mondo.
Oggi si fa molta meno beneficienza e più volontariato. Rispetto al passato, a un tempo in cui i soci di un club Lions provenivano solo da famiglie benestanti, erano loro per primi imprenditori, studiosi, professionisti, oggi si predilige la selezione di persone con l’attitudine a prendersi cura degli altri.
Non è un percorso semplice, ancorati come siamo ad un’idea di esclusività che da sempre caratterizza questo tipo di realtà associative.
L’analisi di come il lionismo sia cambiato negli anni fino ai giorni nostri, cambiamento non sempre ben accolto da parte dei soci fondatori dei primi Club d’Italia, rappresenta solo il preludio alla previsione di come evolverà la nostra Associazione.
E, dunque, come sarà il lionismo nel 2060?
Elena Appiani su questo rivela pochi dubbi, alludendo alla necessità di seguire 3 nuove “Task”:

  1. Rafforzare l’Associazione e la Fondazione, perché dobbiamo capire che non sono 2 entità separate, ma l’una il braccio dell’altra;
  2. Essere sempre più forti nell’attività di membership, cogliendo nuovi target basati sull’attitudine del singolo e non sull’appartenenza a un determinato ceto sociale;
  3. Allineare le 2 leadership (Fondazione e Associazione, ndr) per mettere a terra nuovi progetti.

Esiste un piano strategico internazionale, delle linee guida per i Lions di tutto il mondo: la Missione 1.5, che consiste nel raggiungere i 1.500.000 soci entro il 2027. Oggi in tutto il mondo ci sono 1.400.000 Lions, sembrerebbe un traguardo raggiungibile con pochi sforzi, ma così non è.
Siamo fermi, infatti, a questa cifra da oltre 10 anni e la strategia per raggiungere l’obiettivo della Missione 1.5 potrebbe essere, a detta dell’intervistata, quella di dare vita a Club Branch (“rami” di Club esistenti) e di puntare sulla formazione di nuovi Club Leo, puntando fortemente sui giovani….i futuri Lions.

congresso d'autunno Lions Ancona

I Lions, elite di cuore

L’intervento più discusso e partecipato è stato sicuramente quello del PCC Alberto Soci del Lions Club Bergamo Città del Mille.
Il presupposto (o il proemio, ndr) è che nulla di ciò che il Lions International fa o organizza è lasciato al caso. Non c’è istintività in ciò che facciamo perché la qualità non può essere mai casuale.
Il Lionismo moderno, al contrario, è frutto e risultato di un lavoro di programmazione, studio e ricerca.
Oggi essere Lions significa assumersi una responsabilità civile.
Nonostante la Mission e la Vision della ns Associazione lasci fuori qualsiasi forma di politica di tipo partitico, è necessario capire quale posizione essa ricopra oggi, riposizionarla. In realtà non possiamo prescindere in toto dalla politica se vogliamo diventare punto di riferimento dei bisogni della collettività.
Un esempio: anni fa, prima che l’Organizzazione realizzasse il progetto Sight For Kids, il Ministero della Salute ci comunicò che i dati relativi all’incidenza dell’ambioplia nei bambini era del 2-3%. Grazie al ns service e ai nostri screening nelle scuole dimostrammo, invece, che il tasso di incidenza di questa patologia nei bambini era dell’8,6%. Il Lions International, grazie a questi risultati, fu invitato al tavolo ministeriale; per la prima volta in Italia venne chiamato a dire la sua a livello nazionale. Questo è lo scenario che deve porsi davanti ai nostri occhi.
E’ a questo punto che il DG Candela ha chiesto al relatore Soci di tracciare l’identikit del socio Lions. Anche in questo caso la risposta è stata spiazzante, andando in controtendenza all’idea elitaria dell’essere Lions perpetrata negli anni.
Tracciare l’identikit del socio Lions oggi, significa aprirsi all’idea che una persona può ritenersi idonea a far parte di un Club Lions, in qualsiasi parte del mondo esso si trovi, se è una persona sensibile. Parliamo, quindi, sì di elite, ma di una elite sociale ed etica.
Solo cambiando questo paradigma, potremo ambire a raggiungere la Missione 1.5
Il Lions International deve trasformarsi, evolvere in una “elite di cuore”, composta di persone disinteressate, che abbiano voglia di cambiare il mondo, di uscire dalla propria comfort zone per intercettare nuove necessità, far partire nuovi progetti. La nostra vanità deve essere orientata al solo bene del prossimo.
Per orientare in modo adeguato le potenzialità dell’associazione, dunque, (e raggiungere gli obiettivi sopra esposti, ndr) è necessaria un’adeguata formazione della figura del socio Lions.
Oggi la formazione non è più di moda tra i soci, ma in realtà essa dovrebbe essere concepita come risorsa finalizzata ad orientare i nuovi soci e aggiornare i vecchi.
La figura del formatore si è trasformata in quella del facilitatore il cui compito è accogliere e facilitare, appunto, il confronto tra i soci che partecipano agli incontri del Club, così da agevolare la sedimentazione di un rapporto personale tra chi partecipa alla vita del Club e dell’Organizzazione. Tutto questo nell’obiettivo di creare una struttura che permetta di raggiungere più facilmente gli obiettivi.
Durante l’ultimo Congresso di Boston è stata presentata, a questo proposito la nuova COT (Club Officer Formation), un programma di formazione semplificato, frutto della collaborazione di tutto il gruppo GLT. In Italia noi avevamo una media di circa 3-4 corsi all’anno equivalente a 60-70 soci partecipanti, e quindi adeguatamente formati.
Strutturando un percorso che permettesse a tutti i soci di accedere a questo tipo di esperienza, dividendo il multi distretto in 5 zone e individuando diversi steps di corso (da elementare ad avanzato) siamo arrivati a 500 persone formate in un anno. Una formazione orientata alla crescita dell’individuo e all’omologazione dei linguaggi.
L’Organizzazione ha dato in questo modo una risposta a necessità mutate, perché il mondo cambia velocemente e, altrettanto velocemente, bisogna dare risposte concrete e strutturate, veloci e immediate.

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